“FUGA DALL’IO”
Basta ingenuità
basta infrangere
basta impulsività
basta crudeltà
basta arroganza
basta invadere
basta umiliare
basta combattere
basta sotterrare
basta cacciare
basta smettere.
Adesso ascoltatemi,
Ismail era un ragazzo con la pelle d’oca
sfuggiva da una cosa che non sapeva neanche lui cosa,
diciannove anni, in cerca di stress, in cerca del suo “IO”,
vedeva che tutti andavano, che tutti proprio tutti lo dovevano,
cresceva con l’immaginazione che tutti avevano “quella foga lì”
nessuno si permetteva di essere diverso, di meritarselo.
Tutti andavano, tutti partivano, tutti quelli in gamba.
La prima grande menzogna. La vera gabbia.
Allora anche lui, s’imbarcò, tra onde nere e senza bombe
lui, Ismail, si lasciò alle spalle non la guerra, non i carri armati,
non fuggì dalla miseria, dai cecchini, dai missili russi,
non si imbarcò da un porto di guerra, dietro di sé aveva l’Egitto
coi suoi alberi da dattero e sua madre fasciata in lacrime,
tanti marmocchi scalzi correnti, altri canticchianti nel fango Nilo,
una vedova di due mariti e cento preghiere a piegarsi
la seconda madre di latte a smistare il riso del tramonto
clacson sovraeccitati, smog nero da rendere il cielo buio.
Vide coi suoi stessi occhi morire affogati novanta egiziani come lui.
Lui era il tredicesimo sopravvissuto.
Vide tanti conoscenti sbracciarsi inutilmente
come alberi colpiti da fulmini in piena estate.
Ora vive in un letto depresso, da tre anni non ha documenti,
riconosce solo queste due parole:
Stupidità
impazienza.
5/03/2016