DA CAVALLERIA RUSTICANA

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Quando sale l’odore acre dalle pietre nere degli scaloni o dai bastioni, allora la pioggia a scroscio forte, è imminente. Un odore così forte è inconfondibile, mi riporta indietro di 30 anni. Quando io, mia sorella, Massimo, Giova, Giuseppe, Sebastiano e Salvatore e Gianvito, Carmelinda, Maurizio, Enzo, Biagina, Concetta e un’altra dozzina di altri Salvatore e Seby, si affollava gli scaloni della mia casa di pietra lavica. Quando c’erano i temporali estivi. Quelli che l’acqua scendeva a flotti giù per la discesa di Santina. Le rondini disegnavano un puntinismo su nel cielo, dopo che finiva lo scroscio. Andavano dritte sparate che sembravano chiodi, poi indietro, poi cambiavano direzione e veloci contro vento che parevano proiettili. Ora cammino lungo la strada che dalla Piazza porta alla Villa Comunale, passo la scalinata stretta di Betlem, c’è puzzo ed è colma di lattine abbandonate. Poi supero la seconda gradinata, quella di Via Fonia, stretta e lurida.
All’improvviso scattano i piccioni in cielo, un attimo prima del tuono. Mi affretto, iniziano i primi goccioloni. È acqua calda. Chissà cos’è. Visto che qui l’aria è satura di smog. Se fossi furba uscirei con la mascherina come i cinesi in Piazza Santa Maria Novella. Ma scende da quelle nuvole grigie. Scendo giù veloce dal vecchio mulino. Entro in casa e c’è silenzio. Non ci sono più i canti di quei ragazzini, che in siciliano invocavano la pioggia. Perché era un modo per starsene più stretti lì; lì da me. Ora c’è lontananza.
Mi hanno spiegato col tempo, coll’avanzare degli anni, che è questa la crescita: comportarsi per bene e non essere più appiccicati.
Comunque la maggior parte di quei Salvo e Seby e Gianvito, son tutti immigrati in Germania a lavorare nella Volkswagen. E parlano talmente bene il tedesco che sono diventati perfino biondi cogli occhi azzurri. Ma tu guarda le svariate immigrazioni, le conformità, e le differenze comportamentali!

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