DOPO IL SOGNO DELLA MANO
Chissà cos’è
che mi spinge a ridere
quando la mia voce dentro
è tutt’altro che squillante?
Chissà cos’è
la gioia e l’infanzia che dimostro
quando il periodo che ho dentro
è tutt’altro che breve?
Sono l’ispezione più ambita
di questo periodo di malinconia
e più frustrato sei
più mi condanni alla noia.
Sarei la selvaggina e anche la foresta
se mi cambiassi personaggio
capelli, viso, bocca e occhi.
Ma non è più quello che si vede fuori
è più quello che ho dentro
che può renderti pericoloso
questo pensarmi.
Chissà come mai
guardo le cose con una certa distanza
e i miei occhi dicono il contrario?
Chissà come mai
più scappo e più i nascondigli
sono già tutti occupati
ed io rimango sempre fuori?