BRUTTO CARATTERE

( 23 del mese )
“BRUTTO CARATTERE”

Che vi piaccia oppure no sentirlo, lei quella notte aveva la carne coriacea! Consistenza della materia del cuoio. Dura come una bistecca prima di essere cucinata. Il primo e il secondo strato di pelle era tiglioso, non riusciva ad afferrarlo col pollice e l’indice. Pizzicotti a vuoto. Ma s’incaponì e ci riprovò una, due, tre volte, era come cercare di afferrare tra le dita la superficie di un tavolo. Eppure quelle parole “Provi a dare dei piccoli pizzicotti al collo per vedere se riapre gli occhi”, le risuonavano come un rimbombo nel tunnel della sua mente. I minuti passavano anche senza che lei li vedesse scorrere nell’orologio grosso al muro di fronte. Non li teneva d’occhio ma li sentiva velocizzare dal tumulto del cuore. Uno scorrere del tempo di un’altra dimensione.
“Allora, provi a far così, provi a dare dei piccoli pizzicotti al collo per vedere se riapre gli occhi” non sentendo risposta l’operatrice al telefono, continuò stavolta con voce più forte, voleva catapultarsi dal cellulare in quel pavimento, voce razionale ma quasi preoccupata: “Pronto? Allora? C’è ancora? Che mi dice, gli occhi li riapre? Altri movimenti?”
“No, uhmm no no, io qui vedo che…”
“Che? Guardi che se non vede più muovere il petto, su e giù, le devo spiegare le manovre di rianimazione artificiale”
“Eh? No, no, anzi il petto si muove tantissimo, respira eccome! Mi sono spiegata? È questo il punto, sembra che dorma, come, come se… russasse! Ecco ecco la sta sentendo? Sente sente? Respira, russa, dorme, gli occhi cavolo però non li riapre…”. Poi riavvicinò le dita al collo che cercava con tutte le sue forze di tener su, per dare altri pizzicotti, uno, due, tre, ma niente, gli occhi erano sempre serrati, blu, immobili senza dar il ben che minimo movimento. La cosa strana era che la gamba ogni tanto oscillava d’impulso, il petto era agitato, il russare sembrava una parvenza di vita, ma gli occhi erano come cuciti col filo blu.
Poi d’improvviso un rumore tipo gorgoglìo dallo stomaco, venir piano piano su, fino ad uscire dalla bocca, anch’essa serrata, come se fosse disegnata dalla punta di un pennarello fine. Pareva dovesse uscir fuori chissà che, dal rumore di rantolo, invece uscì lentamente un rivolo di sostanza semisolida, colore scuro.
“Ma che? Oddio sta vomitando! Aspetti sento che sta quasi soffocando dal suo vomito, fa tipo bolle, aspetti cerco di rigirarla, oddio ma è pesantissima, non ce la faccio, aspetti cerco! Ecco, ecco, l’ho messa sopra di me, tipo a sedere, il viso glielo sto tenendo girato di lato… ma è duro, non si vuole girare! non so sento tipo… come se la mollassi si rimette rigida e può soffocare… Ma cos’è? Oddio cos’è?”
“Cos’è cosa? Me lo descrivi?”
“Sta uscendo dalla bocca una cosa nera, uhmm no marrone scura, forse sta vomitanto il caffè? Sa lei beve tanto Orzo la mattina a colazione, forse è l’Orzo? Secondo lei?”
“Non lo so… ah è una roba scura? Ah no io così per telefono non saprei dirle… Comunque mi stanno comunicando che l’ambulanza è già quasi sotto casa vostra, solo che non riescono a trovar bene il numero civico”; e la linea telefonica s’interruppe bruscamente.
La giovane donna iniziò a tremare seriamente, si sentiva terrorizzata. Sapeva che la cosa era sempre più grave. In maniera meccanica si concentrava soltando a prenderle quella pelle bluastra del collo, senza successo però, non era pizzicotto che le veniva bene! Piano piano stava realizzando che pure la mano era chiusa in uno strano pugno, con le dita secche, fredde, disidratate di sangue. Ormai era passata più di mezz’ora da quando era accaduto tutto. Le avevano detto al telefono parole chiavi tipo: “se non respira deve farle la rianimazione. Massaggio cardiaco. Se non risponde vuol dire che non è vigile. Arriviamo subito!” E invece si sentiva persa, tremendamente sola e responsabile.
Il cellulare si illuminò squillando. L’operatrice del 118 l’aveva richiamata per fortuna. Perché lei si sentiva bloccata.
“Pronto? Com’è la situazione lì?”
“Menomale mi ha richiamato lei! Non sapevo cosa fare. La situazione è esattamente come poco fa:dorme, non si sveglia, do colpetti alla guancia, ma non riapre gli occhi, ha continuato a vomitare questa roba marrone quasi nera, sto cercando di non farla soffocare, ma proprio non mi spiego perché non intende svegliarsi!”
“Mi stanno dicendo se lì con lei c’è qualcuno, se può scendere giù ad aprire la sbarra condominiale?”
C’è mia figlia qui con me, ma no no, ha solo 10 anni, è buio giù, boh ok scendo io! Tu rimani qui, tienila girata così, ti prego forte, se no soffoca… Arrivo più presto che posso!”

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