INIZIO DELLA PAGINA BIANCA

1/9/2012

 OASI

 Qui ritroviamo quelle scintille che ci fecero scordare le cose prefissate. Chessò, finire gli studi d’informatica, terminare due poesie, trovare un lavoro stimolante per il resto della vita, giocare a pallone sotto casa degli amici, sedere al tavolino preferito per aspettare la sera che finisce, comprarsi il profumo più buono di martedì da Ciao-Ciao alla stazione, mandare messaggi da Via Faenza per vedere chi è il primo che risponde e che si aggiudicherà la ricompensa di una buona conversazione. Tutte quelle sciocchezze lì. Volatilizzate all’istante nel momento in cui mi scontrai un po’ barcollante da vino, coi tuoi occhioni.
Ritroviamo l’atmosfera del bar Deanna e quella mezza pinta. Una sera dell’Aprile 2010. La tua mano dal sapore di novità, il tuo coraggio di affrontare i miei No-Non ce la posso fare. La tua espressione nell’incitarmi. Le tue parole aumentate dalla forza dei tuoi occhi, assolutamente convincenti: <<Tu da oggi cerca di scrivere un libro tutto nuovo. Gira pagina, è una pagina bianca, comincia a riscrivere tutto dall’inizio>>.
<<Sei molto sicuro di te. Non sai ancora quel che t’aspetta, ho un caratteraccio…>>
<<Non devi parlare di te così. Non voglio. Non te lo permetto. Tu sei come un angelo per me. Ed ho scelto: voglio che tu sia la madre dei miei figli!>>
<<Però mi piace l’idea di scrivere una pagina bianca, tutta nuova. Come se quello che ho fatto in passato non fosse mai successo. Sì, sì, facciamo così…ci proverò>>
<<Ma hai sentito quello che ho detto? Tu sarai Mia Moglie, mia Amica, mia Complice, mia Amante e la Madre dei Miei Figli.>> il fatto che mi versai un po’ di birretta addosso passò in secondo piano. I camerieri ci guardavano curiosi, i turisti pure, noi due invece non ci curavamo di niente.

Eccola qua, la stessa atmosfera del bar Deanna quel giorno. Gli stessi battiti accelerati e il frizzichio sulle gote, come a dirmi che l’amore vero mi ha incontrato e non devo più aspettarlo altrove.
Qui ci sentiamo in pace. Lontano da voci ad alto volume. Lontano da vecchie pagine trascritte in tutta fretta per l’inganno di storie maledette, e assolutamente non vere.
Qui c’è un’oasi. È la primavera delle emozioni. È la passeggiata stregata dalla luna. Col sole che ti bacia in bocca. È la serenità ritrovata dopo tante liti inutili, qui tra le sue braccia. Nel suo corpo bagnato di sudore sopra il mio. È l’oasi dopo viaggi di cammini nel deserto senza anfibi.
Miracolosamente qualcuno di spirituale ha colto le nostre mani e le ha unite. Facendoci sentire liberati.
<<Vuoi un gelato?>> sussurrò delicato al mio orecchio. I brividi erano evidenti ad occhio nudo.
<<Non ho mai preso un gelato! Quindi sì, perché no?>>
<<A che gusto lo vuoi?>>
<<Al pistacchio.>> il cuore mi sembrava che si catapultasse fuori dal corpo, nonostante quei gesti di assoluta normalità. Quasi sempici, e per questo così ammaliatori per i miei gusti.
<<Io lo piglio tutto al cioccolato! Adoro la cioccolata, anche d’estate, calda.>> il fatto che pestai il piedino di un bimbo vicino a me, passò in secondo piano, come una scena di sfondo sul suo profilo brillante.

Qui è un’estate in un giorno di temporale con le camicette bianche bagnate. Il suo abbraccio mi fa sentire a Casa. Qui c’è la stessa sensazione di quella mattina alle undici, sulla seicento rossa, la Shùsù. Lui che parlava e parlava e parlava. E le ruote sembravano sapere da sé la direzione.
<<Vuoi che ti confessi un segreto?>>
<<Sì.>>
<<Tu sei una ladra, anche un po’ mafiosa! Ahahahah!>>
<<Ah ah ah! E perché mi dici questo?>>
<<Perché hai totalmente rubato una cosa molto importante per me…>> mi prese la manina chiusa in un pugno, la strofinò sulla sua camicia aperta, nei pressi del cuore. Gli sentivo forte i battiti.
L’atmosfera adesso è calda, misteriosa e allo stesso tempo, rassicurante. Adesso, qui, tra le sue braccia, sento che nessun fantasma può disturbare il mio sonno. Sono fortunata. Il domani lo vedo come quando una carovana attraversa il Sahara, i cammelli si mettono d’improvviso a correre sfreccianti come frecce, le donne intonano canti lirici con la lingua, e i loro bambini si mettono a correre verso l’acqua. Che questa volta, esiste, c’è.
Così avevi ragione te, mi hai sposata, una mattina ghiaccia di gennaio, qui al comune. Coi miei parenti, il fotografo e i tuoi amici pazzi. Hai sempre previsto le cose. Così era vero: mi hai seguita per tutto il  percorso, sino ad accompagnarmi in questo ospedale, a partorire per la prima volta. Il mio grande Miracolo.
Non più confusa fra la poesia e la vita. Non più confusa Dio esiste. La nostra bambina è nata ridendo.
La sentiamo Laila mentre si muove la mattina quando è troppo presto perfino per i passerotti cantare.

Il nostro compito adesso è quello di tagliarle le unghie ogni quattro giorni, prima che si graffi. Altre cose come farle il bagnetto, scegliere il body di cotone, o semplicemente farla attaccare al seno, per riprovare ogni volta, quel sentimento che ha molto a che fare con l’orgasmo.

Laila e mille foto in mente. Cantare e passeggiare nella notte. A casa. Laila e inventare cento modi per giocare. Scoprire che non ha preso da nessuno di noi due: ha quell’espressione giudiziosa che ci lascia tutti a bocca aperta. Siamo fortunati.
La guardo mentre è troppo difficile perché mi abbaglia, mi sento pervadere da un calore dentro, ho quasi paura di non sostenere questa bellezza; evito ad osservarla mentre mi sorride coi suoi occhioni a mandorla, che temo di scoppiare.
Le dico <<Amore, che mi dici?>>
<<Baba, baba, baba, baba, baba>> infinite volte.
Le ridico <<No, mamma mamma, capito?>>

E mi fa <<babba, babba, babba, mhm!>> poi fa finta di fare la tosse e scoppiamo a ridere.
Allora è qui che dobbiamo stare, così, stretti stretti, Noi.

                                                                                        MEARò

1 commento su “INIZIO DELLA PAGINA BIANCA”

  1. Un bel ritratto di famiglia, di una famiglia quasi perfetta. Certo è che incontrare qualcuno con cui dividere la propria vita e dar vita a nuove esperienze, a dei cuccioli d’uomo, è il più grande atto d’amore che due persone che si vogliono bene possano consegnare a sé stessi e all’umanità.

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